record di guariti ma oms nega le riaperture

le imprese del nord a rischio chiusura definitiva premono per accelerare i tempi

L’OMS non sembra affatto favorevole all’inizio della Fase 2 perché ritiene che non si sia ancora riscontrata una netta diminuzione dei contagi ma soltanto un rallentamento. Questo in risposta alle pressioni di Confindustria nei confronti del governo e di Conte sulla conclusione del lockdown in virtù dei 2.099 guariti nelle ultime 24 ore che ha fatto segnare all’Italia il record assoluto di guarigioni.

Anche se di fatto è ormai chiaro a tutti che in ogni caso la Fase 2 non costituisca affatto una sorta di “liberi tutti”: non si tornerà a bighellonare senza motivo, nessuna apertura per bar e ristoranti e nemmeno i runner potranno tornare a sfogare le loro corse nei parchi così come i bambini non frequenteranno i giardini. Il premier Conte dovrà però decidere entro sabato che posizione prendere in un governo diviso sulla direzione che il Paese dovrà prendere subito dopo Pasquetta per l’ennesimo rinnovo del Dpcm. Le riflessioni verteranno principalmente sulla base di una mappa che l’INAIL sta stilando con l’elenco di ogni attività lavorativa e conseguente rischio annesso. In questo modo si potranno delineare le linee guida e le modalità di apertura delle diverse professioni ed attività.

Tenendo conto di una suddivisione anche piuttosto semplice che prevede tre diversi indici di rischio ( alto-medio-basso) si attueranno diverse misure di protezione per ogni livello e conseguente distanziamento sociale. Il punto di arrivo consiste nel fornire a tutti un’elenco di misure organizzative che consentano alle attività di riaprire avendo un occhio di riguarda per categorie fragili o per quelle realtà in cui è necessaria e richiesta anche un monitoraggio sanitario.

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Nonostante i dati dei contagi e dei guariti siano stabilmente ottimisti da qualche giorno la realtà è che per il momento siamo ancora tutti a casa. I decessi hanno toccato il picco più basso dal dieci marzo fermandosi a 542 ed anche i ricoveri in terapia intensiva risultano essere 99 in meno rispetto a martedì scorso. In calo anche il numero dei ricoveri anche rapportati ad un incremento dei tamponi che ormai hanno superato i 50 mila impieghi.

La paura adesso, da parte degli industriali di Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, e Veneto è costituita dallo spettro di un Italia che sia costretta a spegnere definitivamente il motore. È per questo motivo che gli industriali spingono per una veloce riapertura seppur con tutte le precauzioni del caso e la sicurezza per i lavoratori. Richiesta ragionevole e mossa anche dalla voglia di partecipare alle decisioni richiedendo un incontro urgente al Premier Conte anche per verificare e discutere il protocollo di sicurezza in cui i lavoratori devono essere tutelati. Queste quattro regioni registrano e rappresentano il 45% del PIL italiano e spingono per definire delle aperture anche programmate, mantenendo il distanziamento sociale e rigide norme di sicurezza.

Non solo tra gli industriali ma anche tra gli imprenditori la spinta e la speranza volgono verso la riapertura in sicurezza anche perchè il protrarsi della serrata chiusura significa rischiare di non poter pagare i dipendenti a fronte di perdita di clienti , mancata fatturazione e nessuna produzione.

Nonostante il parere positivo di Confindustria rispetto alle misure adottate dal governo riguardo alla liquidità c’è comunque un generale interesse misto a curiosità sull’effettiva applicazione delle stesse che potrebbero effettivamente dare respiro a quegli imprenditori che ad oggi non hanno ben chiare le dinamiche della ripresa.

Infatti la problematica potrebbe nascere proprio dai tempi di attuazione. Le aziende necessitano subito di nuovi fondi ma, è chiaro che gli schemi Sace e Fondo di garanzia per le Pmi necessiteranno di di qualche giorno per entrare in pieno regime. Anche dopo che la Gazzetta Ufficiale pubblicherà il testo e che sarà quindi partita la notifica a Bruxelles per il via libera ed ipotizzando che dopo Pasqua la si ottenga, saranno le banche ad avere bisogno di tempo ulteriore (almeno una decina di giorni) per tutte le procedure. Per quanto concerne invece il Fondo centrale di garanzia che è già stato rodato i tempi dovrebbero tradursi più velocemente.

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